Annotazioni prese dal pensiero di Don Pino Isoardi in 'Scuola della Parola'. Spero di aver interpretato in modo corretto:
Noi preghiamo per essere quello che già siamo. Figli di Dio non solo per generazione (nel battesimo) ma per esistenza...La santità è proprio questo: diventare quello che già siamo, figli amati, attraverso la preghiera autentica, sperimentando l'amore di Dio (in stupore, gioia e gratitudine). E santità vuol dire gioia. Non esistono santi tristi.
Tempo per pregare: quando amiamo qualcosa, quel qualcosa si fa spazio.
Un cuore silenzio ci aiuta ad entrare in comunione con Dio. Ciò non vuol dire stare soli con sé stessi. Madeleine Delbrel diceva che il silenzio non è tanto tacere ma ascoltare.
L'uomo desidera nel suo cuore la comunione, il desiderio di essere amato, l'attesa di una Presenza (Salmo 63, Il desiderio di Dio), ma prima dell'uomo è Dio che desidera la comunione con i suoi figli (l'Alleanza - berìt). Questi due desideri si incontrano (e il Verbo si è fatto Carne). E ancora, questo desiderio di Dio ci è donato da Cristo come Presenza in noi. Questi due desideri di comunione si incontrano ed hanno un nome: lo Spirito Santo; dal Padre al Figlio e dal Figlio a noi come dono. La preghiera è quindi l'incontrano tra il desiderio di Dio e il desiderio dell'uomo che avviene nell'amore e nella fiducia, come figli, non nella paura di schiavi.
La fede può essere praticata in modo superstizioso: preghiera parolaia, limitatamente interessata.
Gesù consapevole di ricevere tutto dal Padre, dà tutto: soltanto chi ha la percezione di ricevere tutto è in grado di dare tutto.
Amare significa spesso perdonare.Essere amati significa spesso essere perdonati. Perdonare significa anche coltivare una speranza verso i fratelli. La persona è più grande dei suoi sbagli e dei suoi meriti. Gesù non etichettava la persona: l'adultera è chiamata così dai biblisti ma Gesù la chiama donna, quindi l'appellativo è pieno di dignità.