mercoledì, dicembre 28, 2011

Formarsi all'Amore

Di Padre Andrea Gasparino - da una trasmissione di Radio Maria
Cristo è maestro dell'Amore, ha tanto amato da dare la vita fino alla morte.
Il giovane che non sa formarsi all'amore non puo' risolvere i problemi della sua sessualità.
Non farti dellle illusioni giovane, la formazione all'amore è una scuola ardua,
ma se ti fidi di Cristo, Lui saprà condurti.

AMARE è voler bene, voler il vero bene, è fare il vero bene della persona amata.
AMARE è elevare, mai abbassare, è rafforzare, mai indebolire.
AMARE è comunicare felicità, mai sprofondare la persona che si ama nella frustrazione e nella colpa.
AMARE è medicare la fragilità di chi si ama.
AMARE è colmare il vuoto, è dare un ideale, è trasmettere fede e speranza
AMARE non è mai cercare il proprio interesse o strumentalizzare o sfruttare
AMARE significa prima di tutto debellare il proprio egoismo
AMARE è donarsi, come fa a donarsi chi non si possiede, chi non è mai giunto al controllo del proprio egoismo? Chi non si è mai posto il problema con serietà? Donarsi è vivere per la persona amata, è sacrificarsi per la persona amata.
Bisogna avere la convinzione che l'amore che non è eterno non è amore,
L'amore che non è esclusivo non è amore,
L'amore che non è puro non è amore,
L'amore che non segna tutta la vita non è amore...

giovedì, novembre 17, 2011

Sopportiamo i nostri affetti

di don Primo Mazzolari

Dove c'e' amore c'è pure largo campo per la tolleranza.
Del matrimonio si parla come di un giogo, che non è sempre un dolce giogo.
E se è comandato l'amore e gli si unisce la grazia, vuol dire che la croce può diventare tanto pesante che la stessa sopportazione ha bisogno di un appoggio.

Le persone care vengono trasfigurate dal nostro affetto, che da "donatore", senz'accorgersene, diventano "esattore": e allora si scopre che nessuno è come il nostro cuore l'ha voluto, e la penosa scoperta ci mette in tentazione di ritirare il nostro affetto per cercargli una dimora più conveniente.

Neanche i più sacri vincoli del sangue sono fuori dalla tolleranza.
Se non ci vergognassimo di confessare a noi stessi quanto costi il voler bene ai genitori e ai figli e ai parenti più vicini, saremmo maggiormente cauti nelle nostre liriche esaltazioni e meglio temprati a tollerare le carenze.
Ovunque ci muoviamo, ci troviamo di fronte una realtà, che non si risolve mai idealmente.

Per le fratture dell'uomo, tanto fisiche che morali, non ci sono pezzi di ricambio. Ci si ripiega con aggiustature più o meno riuscite.
Che povera cosa ne viene fuori, penserà qualcuno.
A me sembra una gran cosa che l'uomo porti in sè il rimedio a tante difficoltà della sua vita. Non possiamo cambiare le persone, nè le cose ne gli avvenimenti, ma posso cambiare me stesso e dispormi in modo vero di fronte a qualsiasi creatura e a qualsiasi fatto.

Possiedo una grandezza misteriosa, una forza creatrice, che è somiglianza e presenza di Dio, con un'apertura sulla felicità, la quale non consiste nell'avere questo o quello, ma nella maniera in cui mi dispongo verso questo o quello, sia che riesca a raggiungerlo sia che mi venga tolto.

Brano tratto dal libro "Della Fede della Tolleranza della Speranza" ed. EDB, 1995

sabato, ottobre 15, 2011

Asimmetria della Felicità

La Serenità è senz'altro la Felicità,
ma la Felicità (effimera) non è la Serenità.


Da L'autostrada della Felicità di Don Valentino Del Mazza:
il piacere è figlio primogenito dell'emotività, sempre mobile e capricciosa come il tempo, mentre la serenità del cristiano è piuttosto uno stato qualitativo dello spirito, permanente come la buona coscienza e sostanzialmente sempre uguale come la luce.

Il seguente brano è tratto dal libro di Padre Andrea Gasparino "il segreto della gioia":
Il Signore non si stanca mai di darci la sua gioia; noi dobbiamo essere instancabili nel riconoscere i suoi doni e ringraziare. L'antigioia è soltanto il peccato. E' il soffocamento della gioia, è il colpo di spugna, è l'aridità. Vestire di gioia un dovere non costa; un dovere vestito di gioia non pesa più. Un dovere compiuto nella gioia solleva ogni persona al mio fianco. 
La nostra gioia o viene da dentro o non regge; deve sempre avere un supporto di gratitudine a Dio: se ce l'ha è consistente e comunicativa. Se rincorri un piacere ti privi della gioia (...)
 

Nota: significato etimologico di desiderare: smettere (de), di affidarsi agli astri (sidera), farne a meno, sostituirsi al cielo. - Luigi Zoja in La morte del prossimo.

lunedì, ottobre 03, 2011

Gesù nella moltiplicazione dei pani e dei pesci

Pane prezioso, sacro, da raccogliere per ridistribuirlo al prossimo.

Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto.
fonte: XVII domenica del tempo ordinario www.figliedellachiesa.org
Due sono le interpretazioni proposte di ciò che in Giovanni sembra un elemento essenziale. La prima è che lo scopo a cui Gesù mira attraverso il segno dei pani non è la sazietà fisica, ma la vita divina che egli è venuto ad offrire. Il sovrappiù, preservato dalla perdita, simboleggia l’aspetto incorruttibile del nutrimento che dona Gesù. Esso orienta a ciò che è sorgente perenne di vita, e conduce a una interpretazione spirituale del segno che Gesù ha compiuto. La seconda interpretazione sottolinea che il sovrappiù manifesta il contrasto tra il pane che dona Gesù e il nutrimento ricevuto nel deserto. Anche gli Ebrei avevano mangiato a sazietà, ma la manna si corrompeva se ne conservavano oltre il necessario. Il pane di Gesù, inversamente, è destinato a conservarsi: non simboleggia allora il dono dell’Eucaristia?

Parti dell'Omelia 24 (n.1 e n. 6) di Sant'Agostino - La moltiplicazione dei pani.
www.augustinus.it/italiano/commento_vsg/index2.htm

La moltiplicazione dei pani.

Bisogna saper capire il linguaggio dei miracoli. Essendo Cristo il Verbo di Dio, ogni suo gesto è una parola. Non dobbiamo fermarci ad ammirare la potenza di questo miracolo, dobbiamo esplorarne la profondità. Possiede dentro qualcosa che suscita esteriormente la nostra ammirazione.

[La fede eleva e purifica.]

1. I miracoli compiuti da nostro Signore Gesù Cristo, sono opere divine, che sollecitano la mente umana a raggiungere Dio attraverso le cose visibili. Siccome Dio non è una realtà che si possa vedere con gli occhi, e siccome i suoi miracoli, con i quali regge il mondo intero e provvede ad ogni creatura, per la loro frequenza finiscono per passare inosservati, al punto che quasi nessuno si accorge dell'opera di Dio che anche nel più piccolo seme appare mirabile e stupenda; Dio si è riservato, nella sua misericordiosa bontà, di compiere a tempo opportuno talune opere fuori del normale corso degli avvenimenti naturali, affinché, quanti hanno fatto l'abitudine alle cose di tutti i giorni, rimanessero impressionati, vedendo, non opere maggiori, ma insolite. Governare il mondo intero, infatti, è un miracolo più grande che saziare cinquemila persone con cinque pani (cf. Gv 6, 5-13). Tuttavia, di quel fatto nessuno si stupisce, di questo gli uomini si stupiscono, non perché sia più grande, ma perché è raro. Chi, infatti, anche adesso nutre il mondo intero, se non colui che con pochi grani crea le messi? Cristo operò, quindi, come Dio. Allo stesso modo, infatti, che con pochi grani moltiplica le messi, così nelle sue mani ha moltiplicato i cinque pani. La potenza era nelle mani di Cristo; e quei cinque pani erano come semi, non affidati alla terra, ma moltiplicati da colui che ha fatto la terra. E' stato dunque offerto ai sensi tanto di che elevare lo spirito, è stato offerto agli occhi tanto di che impegnare l'intelligenza, affinché fossimo presi da ammirazione, attraverso le opere visibili, per l'invisibile Iddio; ed elevati alla fede, e mediante la fede purificati, sentissimo il desiderio di vedere spiritualmente, con gli occhi della fede, l'invisibile, che già conosciamo attraverso le cose visibili.

[Il midollo dell'orzo.]

6. Niente è privo di significato, in ogni cosa c'è un riferimento; basta, però, saperlo cogliere. Così il numero delle persone che furono saziate, simboleggiava il popolo che viveva sotto il dominio della legge. Erano cinquemila, proprio perché simboleggiavano coloro che stavano sotto la legge, che si articola nei cinque libri di Mosè. Per la stessa ragione gli infermi che giacevano sotto quei cinque portici, non riuscivano a guarire. Ebbene, colui che guarì il paralitico (Gv 5, 2-9) è il medesimo che qui nutre la folla con cinque pani. Il fatto che essi fossero distesi sull'erba (Gv 6, 10), dice che possedevano una sapienza carnale e in essa riposavano. Infatti tutta la carne è erba (cf. Is 40, 6). Che significano poi i frammenti, se non ciò che il popolo non poté mangiare? Ci sono segreti profondi che la massa non può comprendere. Che resta da fare, allora, se non affidare questi segreti a coloro che sono capaci d'insegnarli agli altri, come erano gli Apostoli? Ecco perché furono riempite dodici ceste. Questo fatto è mirabile per la sua grandezza, utile per il suo carattere spirituale. Quelli che erano presenti si entusiasmarono, e noi, al sentirne parlare, rimaniamo freddi. E' stato compiuto affinché quelli lo vedessero, ed è stato scritto affinché noi lo ascoltassimo. Ciò che essi poterono vedere con gli occhi, noi possiamo vederlo con la fede. Noi contempliamo spiritualmente ciò che non abbiamo potuto vedere con gli occhi. Noi ci troviamo in vantaggio rispetto a loro, perché per noi è stato detto: Beati quelli che non vedono e credono (Gv 20, 29). Aggiungo che forse a noi è concesso di capire ciò che quella folla non riuscì a capire. Ci siamo così veramente saziati, in quanto siamo riusciti ad arrivare al midollo dell'orzo.

martedì, luglio 26, 2011

La sola ragione & il Vaso

Il pazzo non è colui che ha perso la ragione, ma colui che ha perso tutto fuorché la ragione - Gilbert Keith Chesterton
fonte: la Bussola Quotidiana
Lao Tzu -
Plasmare l'argilla per farne un vaso,
nel non essere sta l'utilità del vaso. (l'interno)
Perciò l'essere determina il vantaggio,
e il non essere determina l'uso
.


Appunti: "L'intero è più della somma delle sue parti".
In Aristotele, Metafisica.
Olismo - Riduzionismo in Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante  di Douglas Hofstadter.

giovedì, maggio 12, 2011

Creatività e Tecnologia

Ogni persona oggigiorno può creare effetti speciali. Si possono girare film di qualità da soli, con un camcorder, ma ciò non vuol dire che i film siano migliori. Shakespeare non aveva un word processor. Abbiamo word processor ma non abbiamo nessun Shakespeare. Bisogna fare una distinzione. C'è la creatività e c'è la tecnologia. Le due cose sono collegate ma la tecnologia non è necessariamente creativa.

Harrison Ellenshaw
Associate producer/Visual effect supervisor
- Tron
Disegni di Syd Mead - Light cycles

venerdì, aprile 08, 2011

Ammonite


Di P. Andrea Gasparino (brano tratto dal libro Maestro insegnaci a pregare):
Prima tappa: le parole vuote (...)
Seconda tappa: quando la preghiera si fa monologo (...)
Terza Tappa: il dialogo
Prima il centro della preghiera eravamo noi, ora comincia ad esserci anche Lui, noi e Lui, Lui e noi. Nasce l'amicizia. Nasce il sondaggio della coscienza. Nasce il ponte con Dio. Dio puo' toccarci. Può guarirci. Dio può trasformarci. Siamo approdati alla preghiera. Se siamo stabilmente a questo grado di preghiera facciamo grandi progressi nella carità, nella fedeltà al dovere, nel distacco dal male. Ma bisogna imparare a vivere stabilmente lì. Esige sforzo, anche metodo: occorre imparare a concentrarsi, perchè è un problema grosso di concentrazione.
Dio sfugge ai sensi.
Dio è spirito, è pensiero puro, solo se anch'io mi faccio pensiero, ho modo di raggiungerlo.
Esige sforzo, ma la preghiera dà i primi risultati sorprendenti.

domenica, marzo 27, 2011

Gesu e' Veritirero e Autorevole

di Padre Livio
Rappresentiamo noi stessi per quello che non siamo: nell'uomo non c'e' corrispondenza tra quello che dice, quello che pensa e quello che ha nel cuore perche' c'e' troppa oscurità (argomento introdotto nella catechesi giovanile del 18/03/2011). Ascolta lo streaming/mp3 nell'archivio audio di Radio Maria - necessaria iscrizione al sito.

domenica, febbraio 13, 2011

Materia - significato: un volto nella pittura

Nella pittura, un volto viene disegnato e dipinto inizialmente in modo approssimativo - idea in nuce - con schizzo a matita e poi pennelli di misura media o grande (molta materia per il colore del fondo, etc.).
Verso la fine dell'opera, il suo significato espressivo, il cuore di tutto il lavoro, per me sboccia nei particolari (poca materia).

Prossimi al termine dell'opera, quindi, a poco colore (ritocchi finali indichiamoli con x) corrisponde un grande significato espressivo (y). Se dovessi tracciare un grafico che mostri il rapporto tra quantità di colore ed espressività in un ritratto (in rapporto al tempo), sceglierei una funzione esponenziale y = 2x.

Postilla:



Image by ffffound.com

Riporto un concetto espresso dal maestro di pittura e disegno Ettore Maiotti: nello schizzo a matita, chi non cancella e' soddisfatto di quello che ha fatto, chi cancella cerca di migliorare il disegno: l'utilizzo della gomma fa parte del disegno.