giovedì, dicembre 10, 2009

Festa dell'Immacolata 2009


Omelia trasmessa da Radio Vaticana e Radio Rai 1
(8-12-2009) nella messa delle 9.30 e celebrata da Padre Egidio Picucci.

Se è vero che il Vangelo è una bella notizia, quello di oggi annuncia agli uomini la più incredibile: un’umile donna della nostra gente è così colma di grazia che perfino un angelo si rallegra con lei, scelta per essere la Madre di Dio. Con lei è ripartita la creazione, innocente come Dio l’aveva creata. Ripartiamo anche noi per un futuro di bontà, innestati sulle radici della grazia di cui ella fu piena.

L’Avvento che stiamo vivendo, e che è un periodo dell’anno così bello da essere considerato una prolungata e piacevole vigilia di Natale, di cui l’Immacolata è l’aurora, non ci suggerisce soltanto come dobbiamo prepararci al più bell’evento della storia, ma ci ricorda anche come ci si è preparato Dio.

Nella nostra insanabile impazienza, noi ci accontentiamo di quattro settimane di preparazione; nella sua misteriosa previdenza, Dio vi si è dedicato invece fin dall’eternità. La diversità di comportamento è dovuta al fatto che noi ci accontentiamo di preparare l’ambiente, le case, le piazze, mentre Dio ha pensato a preparare le persone “conforme alla sua volontà”, abbiamo sentito leggere nella lettera di Paolo agli Efesini.

E soprattutto una persona, preparata prima ancora che nascesse. Questa “degna dimora” del Figlio di Dio, come abbiamo detto nella preghiera iniziale di questa Liturgia, è una incontaminata fanciulla della Galilea, di nome Maria.
Come sposa ella avrà portato con sé una modestissima dote, come Madre ha avuto una tale abbondanza di grazia che l’Angelo gliela vede trasparire dagli occhi. “Ave, piena di grazia”.

Il più bel discorso sulla Madonna, è anche il più antico; l’ha fatto S. Luca e l’abbiamo riascoltato qualche istante fa. Esso non è tanto il racconto dell’incontro della Madonna con l’angelo, quanto la narrazione di tutta la sua esistenza vissuta con il Figlio e per il Figlio, di cui scoprì poco a poco la missione e il posto che Lei doveva occupare vicino a Lui.

Maria era una delle tante fanciulle di Nazareth; confusa con le coetanee nella Sinagoga per la preghiera, alla fontana per l’acqua, “conduceva una vita comune a tutti - è detto in un Documento del Concilio - piena di sollecitudini familiari e di lavoro”.
Nessuno sospettava minimamente che dall’alto Qualcuno la vedeva “vestita di sole, coronata di stelle e con la luna sotto i piedi”.
Soltanto due anziani si accorsero che Suo Figlio era un povero volontario e che sul candore delle tortore offerte per la sua presentazione al tempio brillava “la luce di lui, mandato a illuminare le genti”.
“Se Ella ha potuto portarti - dice S. Efrem rivolgendosi a Dio - è perché tu, la santa montagna, hai alleggerito il tuo peso”.
Forse qualcuno trasalì di fronte alla sua bellezza, ma egli non capì che essa era il riverbero della pienezza di grazia che le colmava l’anima. Essendo piena di grazia, Maria era bella. Nessuno capì che era bella perché era amata. L’amore annulla lo spazio tra l’uomo e Dio.

In lei la bellezza non fu, come spesso avviene nel mondo, né bugiarda né mortificata.
Bugiarda è la bellezza quando è solo esteriore, quando non ha rispondenze nella rettitudine della coscienza e del cuore; mortificata quando è solo interiore, velata agli sguardi da un aspetto senza avvenenza. In Maria c’era la verità del mondo nuovo, dove tutte le persone buone saranno anche belle e tutte le persone belle saranno impreziosite da una reale giustizia e da un autentico amore. Tota pulchra, nelle membra e nell’anima.

Questo splendore ne fa la fotografia del nostro futuro.
L’album di fotografie che conserviamo a casa, per quanto bello e caro, è necessariamente incompleto: ci ricorda quello che siamo stati, non ci anticipa quello che saremo. Quello che saremo lo sappiamo specchiandoci in lei, modello vivo perché non è una persona che posa per un fortunato pittore, ma una madre che ci aiuta a riprodurre in noi i lineamenti del modello per eccellenza, Cristo Gesù, fino a diventare “conformi alla sua immagine”.
Ma questo a una condizione; che anche noi facciamo quello che disse ai servi del banchetto di Cana:“Fate quello che vi dirà”. Fate adesso, quello che vi dirà poi: cioè, siate così disponibili da mettervi in movimento prima ancora di sapere che cosa vi dirà di fare.

Il Vangelo che abbiamo letto non ha un lieto fine perché dice che “l’angelo partì da lei”, cioè da quel giorno Maria dovette fare a meno degli angeli per rispondere ai grossi perché della vita. Ma non per questo ritirò la sua disponibilità o rifiutò il suo servizio.

Perché la festa dell'Immacolata è ancora tanto sentita dalla pietà popolare e affascina anche chi non ne conosce esattamente il contenuto? Forse perché c’è ancora nell’uomo la nostalgia di un’innocenza che trova soltanto in lei e pensa che quell’anima senza macchie è un po’ anche nostra, o sarebbe bene che lo fosse; forse perché, almeno oggi, nel candore di questo giorno che illumina l’anno che muore, abbiamo la soddisfazione di schiacciare con Lei la testa del serpente, dal quale domani probabilmente continueremo a farci ingannare;

forse perché ricordiamo che anche per noi c’è stata alle origini una grazia non capita e non apprezzata; forse perché, di fronte alle violenze a cui è sottoposta la donna e che ne sfigurano la dignità, il ricordo di Lei ci spinge a vedere in queste creature le discendenti di quelle che hanno lasciato nel Vangelo una fragranza di grazia e che di Gesù seppero più di tutti gli altri, sperimentandone la comprensione, la gratitudine, il perdono.

Oggi, grazie all'Immacolata, ci sembra di ritrovarci nel giardino sconsideratamente profanato; l’abbiamo ricostruito nella sua floridezza (non ci manca niente), ma non ci abbiamo messo dentro la grazia, e Dio continua inutilmente a cercarci: dove sei?
Nonostante tutto c’è chi avverte le istanze di un mondo nuovo, le luci di tempi migliori. I profeti di oggi lo deducono da tanti segni, non ultimo una rinnovata presenza della Madonna in mezzo a noi. Non per nulla tanti secoli fa S. Efrem scrisse:“Quando Dio si accorse che gli uomini si allontanavano da Lui, mandò sulla terra il Figlio suo; quando si accorgerà che si allontaneranno anche dal Figlio, manderà sulla terra la Madre di Lui”.

Schizzo di Rachel M.
Oggi non è solo festa di Cristo, che anticipa la redenzione dell’uomo in Maria, né solo la festa della Chiesa che in Maria ha avuto inizio, splendente e senza macchia; oggi è festa anche dell’uomo che in Lei vede “l’onore del nostro popolo”.
Dio cambia la storia non con i miracoli, ma con i suoi figli, prima fra tutti Maria, alla quale ha dato il compito di cambiare anche la nostra storia riempiendola di grazia: è una Madre e alla madre non si può dire di no.

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